Città del Vaticano, 4 settembre 2016 – “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo”. Si definiva così Madre Teresa di Calcutta proclamata santa oggi, che come missione nella vita aveva a quella di servire i più poveri tra i poveri.

Nata a Skopje nel 1910 e morta a Calcutta nel 1997, premio Nobel per la Pace nel 1979, con i Missionarie e dei Missionari della Carità Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, il suo nome prima di prendere i voti, fonda un vero impero capillare, diffuso in tutto il mondo. E’ stata un modello molto vicino alla santità intesa da Bergoglio, l'”apostola degli ultimi”: dei poveri, degli affamati, dei malati di lebbra e di Aids, dei moribondi, degli umiliati.

La più piccola dei cinque figli di Nikola e Drane Bojaxhiu, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu cresce nelle ristrettezze economiche lasciate dalla morte prematura del padre. Da bambina e ragazza è assidua e attiva frequentatrice della parrocchia gesuita del Sacro Cuore. A 18 anni (settembre 1928) entra nell’istituto della Beata Vergine Maria in Irlanda, dove riceve il nome di suor Mary Teresa, in omaggio a Santa Teresa di Lisieux.

A dicembre dello stesso anno parte per l’India, dove viene inviata alla comunità di Loreto a Entally e insegna nella scuola per ragazze, St. Mary. Prende i voti perpetui il 24 maggio 1937 e nel 1944 diventa direttrice della scuola. Il 10 settembre 1946, durante un viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa riceve l”ispirazione’, la ‘chiamata nella chiamata’, che la porta a fondare la comunità religiosa delle Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri. Il 17 agosto 1948, indossa per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro e il 21 dicembre va per la prima volta nei sobborghi di Calcutta. Alcuni mesi più tardi si uniscono a lei alcune sue ex allieve. Il 7 ottobre 1950 la nuova congregazione delle Missionarie della Carità viene riconosciuta ufficialmente nell’arcidiocesi di Calcutta.

“La sofferenza, il dolore, è solo un segno dato a quella persona, a quella singola persona, che lei, quella persona, è così vicina a Dio, che Dio può condividere la sua passione con lei – scriveva Madre Teresa -. Non è sempre facile accettarlo, ma è qui che dobbiamo intervenire, nella vita delle persone, e aiutarle ad accettare ciò che accade. E come dico spesso, non riesco a immaginare come sarebbe il mondo se non avesse degli individui pronti a condividere e a offrire la propria sofferenza”.

Madre Teresa era forte, risoluta, caparbia. Aveva una personalità spiccata. Durante il viaggio del settembre 2014 a Tirana, Bergoglio ha raccontato il suo incontro con la religiosa al Sinodo dei vescovi di dieci anni prima: “Diceva sempre quello che voleva dire”. “Durante il dibattito sinodale era seduta proprio dietro di me. Ho ammirato la sua forza, la decisione dei suoi interventi, senza lasciarsi impressionare dall’assemblea dei vescovi”. E aggiunse: “Avrei avuto paura se fosse stata la mia superiora”.