La Tomba di Dante Alighieri è un monumento funebre eretto presso la basilica di San Francesco nel centro di Ravenna, città nella quale il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della propria esistenza, morendovi nel 1321. La tomba è Monumento Nazionale ed attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata “Zona dantesca”. Nel 2006-07 la tomba è stata sottoposta a un accurato restauro e la facciata è stata completamente ridipinta.
Esterno
Costruita nel biennio 1780-81 dall’architetto Camillo Morigia su commissione del cardinale legato Luigi Valenti Gonzaga ed al di sopra della tomba quattrocentesca eretta dal podestà veneto di Ravenna Bernardo Bembo, la tomba, a pianta quadrata, è a forma di tempietto neoclassico coronato da una piccola cupola. Separato dalla strada da una stretta delimitazione, presenta una facciata esterna molto semplice, con una porta sovrastata dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga, e sulla cui architrave è scritto, semplicemente e in latino: Dantis poetae sepulcrum.
A destra del monumento funebre si apre un piccolo giardino. Nel medioevo era un chiostro facente parte dell’attiguo convento di San Francesco, ove si tennero i funerali di Dante ed ove il poeta fu originariamente sepolto. Oggi un solo lato è porticato. È chiamato secondo la tradizione Quadrarco di Braccioforte, perché si ritiene che in quel luogo due persone invocarono, come garante di un loro contratto, il “braccio forte” del Salvatore, la cui immagine era dipinta in loco. Dal 1921 il giardino è chiuso da una cancellata in ferro battuto realizzata dal veneziano Umberto Bellotto.
Interno
La tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana con sopra scolpito (sempre in latino) l’epitaffio in versi dettato da Bernardo Canaccio nel 1366):
“Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque / lustrando cecini volverunt fata quousque / sed quia pars cessit melioribus hospita castris / actoremque suum petiit felicior astris / hic claudor Dantes patriis extorris ab oris / quem genuit parvi Florentia mater amoris”
(traduzione: “I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli Inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore”).
Al di sopra del sepolcro (rimasto praticamente lo stesso quattrocentesco), vi è un pregevole bassorilievo del 1483, opera di Pietro Lombardo, raffigurante Dante pensoso davanti ad un leggio. Ai piedi del sarcofago vi è una ghirlanda in bronzo donata nel 1921 dai reduci della Grande Guerra. Sul soffitto arde perennemente una lampada votiva settecentesca, alimentata da olio d’oliva dei colli toscani che è donato da Firenze ogni anno il 14 settembre (anniversario della morte del poeta). Sulla parete destra, una lapide in marmo ricorda i vari restauri della tomba, e la sua sistemazione con decorazione marmorea nel 1921. Sui pennacchi delle volte dovevano essere raffigurati Virgilio, Brunetto Latini, Cangrande della Scala e Guido Novello da Polenta anche se non vennero mai realizzati.