14 maggio 2014
Di Giovanni Caciolli * – Dopo la lettura delle note di Triolo, pubblicate il 30 aprile u.s., il dubbio è se considerare le esternazioni vere e proprie farneticazioni o pure provocazioni, tanto forzati, disinformati e forvianti sono i contenuti esposti.
Non conosciamo il signor Triolo, se non attraverso il suo sito internet, che potrebbe indurre a sollevare qualche riflessione in merito allo sfruttamento dei minori o del lavoro minorile, e quindi ci asteniamo da qualsiasi valutazione sulla persona.
Sono, però, offensive dell’intelligenza di ogni operatore funebre le considerazioni sugli obblighi che, secondo questo sedicente rappresentante della categoria, sarebbero imposti dalla proposta di legge di Nucera e Talarico. Che si faccia,poi, scandalo per il fatto che la proposta non faccia riferimento alle aree e luoghi per la dispersione delle ceneri la dice lunga o sulle capacità intellettive o sulla volontà di menare per il naso i lettori: c’è una legge dello Stato che definisce questi aspetti e, fino a che si mantiene, vivaddio, lo stato unitario, nessuna regione può modificare le leggi nazionali, lo insegnano anche alle scuole elementari …. Nessuno obbliga alcun operatore ad acquistare il carro funebre: chi lo dice, afferma una evidente forzatura. Il carro si può acquistare, prenderlo in leasing, noleggiarlo, …; l’importante è, prima di tutto averne la disponibilità continuativa, nelle varie modalità possibili, in secondo luogo trovare, in caso di noleggio, un noleggiatore con regolare autorizzazione al noleggio: della serie che si debbono fare cose regolari!! Anche sulla punta dello stivale debbono valere le leggi dello stato.
Quanto alla presunta invenzione della “professione” di necroforo da parte delle Federazioni nazionali di categoria verrebbe voglia di ghignare: già ai tempi degli antichi greci, e la Calabria ne era a conoscenza facendo parte della Magna Grecia, questa figura era presente: erano coloro che, anche nell’antichità accompagnavano e portavano il defunto al luogo di destinazione finale. Oggi, nella legislazione italiana, a partire dalla seconda metà dell’ottocento, con l’unità d’Italia, la materia funeraria e cimiteriale rientra nella sfera sanitaria, con buona pace del sig. Triolo, e non per una scelta di Federcofit o di Feniof.
Dalle affermazioni di questo personaggio sembrerebbe che le Federazioni siano centri di protezione di oligopoli particolari: fino ad ora abbiamo predicato il rigoroso rispetto delle disposizioni previste dall’ordinamento nazionale e regionale, e continueremo a farlo. Difendiamo la legalità, rigorosa e totale, senza eccezioni. Se questo contrasta con gli interessi di Triolo, non ci possiamo fare niente. Né vale invocare, come fa ed ha fatto costui, la possibilità di fare portare il feretro dai famigliari per risparmiare gli ormai famosi necrofori, né richiamare il recente parere del Ministero del lavoro in merito ai rapporti di lavoro intermittente per i necrofori. Nel primo caso si tratta di evidenti cialtronaggini, nel secondo vogliamo osservare che nessuna organizzazione di categoria seria, fino ad oggi, ha posto in discussione la opportunità di poter fare contratti di lavoro intermittente (a chiamata) per i necrofori; questo non significa, né può significare, né che l’impresa funebre è un’attività discontinua (a meno che il grande Triolo non riesca a governare i decessi od a comandare la Divina Provvidenza), né che i contratti a chiamata (che, per loro natura, non obbligano nessuno a rispondere positivamente alla chiamata del titolare) risolvono appieno i requisiti di un’impresa funebre che voglia rispettare le disposizioni di legge (non i desiderata di qualche organizzazione di categoria).
Se, per risolvere questi problemi, gli operatori debbono ricorrere ad aggregazioni tra operatori, associazioni di impresa come dice il nostro, od altre soluzioni, mantenendo ognuno la propria netta individualità, non troviamo niente di scandaloso, anzi … Non siamo esperti di ‘ndrangheta, né di ‘ndrine, come sembra essere il nostro. Due sole e banali osservazioni: in primis pensare di affrontare i problemi di qualsiasi mercato oggi senza aggregare e creare reti di imprese è pura illusione, in secondo luogo gli organi competenti, la magistratura e gli organi di polizia si informino presso il nostro in merito agli elementi per i quali tutte le associazioni di impresa sono sempre in odore di ‘ndrangheta: questo sarebbe un utile servizio alla collettività.
Per parte nostra vogliamo perseguire obiettivi molto chiari, che abbiamo sottolineato nei tanti incontri con gli operatori calabresi: rinnovare e qualificare questo settore favorendo il mantenimento delle positive tradizioni calabresi sul culto dei defunti e garantire il rigoroso rispetto delle leggi e delle norme, nazionali o regionali che siano. Vogliamo, cioè, che non si possano più verificare fatti come quelli di Rossano, che cessi la tolleranza di un malcostume troppo diffuso che mescola attività sanitarie e parasanitarie con quelle funebri, come il servizio di autoambulanze (ma può essere tollerabile che si contratti servizi funebre con la medesima organizzazione cui si chiede di servire i malati, ovviamente per farli guarire?), che cessi il ricorso al lavoro nero (questo sì fonte di concorrenza sleale), vogliamo che gli operatori funebri calabresi possano (senza essere ovviamente obbligati, ma neppure ostacolati da carenze dispositive) esprimere tutte le proprie potenzialità e capacità nel fornire servizi più adeguati e completi alle famiglie in lutto.
Per realizzare questo sono necessarie leggi aggiornate ed adeguate, o nazionali, o regionali, secondo le rispettive competenze, e noi lavoriamo per questo, disposti a correggere e migliorare i contenuti delle norme. Chi, invece, è interessato allo status quo e osteggia ogni cambiamento per poter continuare a fare i propri comodi, non ha niente a che fare con i nostri obiettivi, ma mascherandosi dietro parolone e discorsi fumosi, perseguirà il continuo e progressivo depauperamento di questi servizi, la progressiva crescente polverizzazione del settore (oggi siamo a 700 imprese funebri calabresi, domani probabilmente arriveremo a 1000 e via andando) e la dequalificazione di queste attività.
Ci sembra che questo sostenga Triolo quando dice: non abbiamo bisogni di nulla, bastano le leggi e disposizioni nazionali, (per fortuna molto lontane e poco conosciute) …. Continueremo ad operare con la speranza e la convinzione che i Triolo siano sempre meno numerosi.
* Segretario Nazionale Federcofit (Federazione del Comparto Funerario Italiano)