Lo scandalo delle bare in attesa di sepoltura. Il sindaco, in uscita, si difende: fatto il possibile.

Sarà la procura di Palermo a dare dignità ai morti della città, ammassati da anni, nelle loro bare, nel cimitero dei Rotoli. Ci è voluta un’inchiesta giudiziaria per scongiurare che la situazione potesse degenerare in maniera irrecuperabile. Le bare accatastate in due tensostrutture non a norma sono 900. Una cifra mastodontica che dovrà spiegare agli inquirenti Leoluca Orlando (nel tondo), sindaco del capoluogo siciliano, che è indagato per omissione d’atti d’ufficio. Due anni fa era stato sentito in procura come persona informata sui fatti, lo scorso dicembre ha ricevuto un avviso di proroga dell’inchiesta. Lui commenta dicendo che porterà «davanti all’autorità giudiziaria tutte le ordinanze, le disposizioni di servizio e i provvedimenti adottati nell’ambito della cabina di regia che ho istituito proprio per dimostrare che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e competenze per potere affrontare questo problema». Fatto sta che dopo le dimissioni dell’assessore al ramo, Roberto D’Agostino, dall’estate 2020 è stato proprio Orlando a occuparsi del cimitero (solo dal 26 aprile 2021 c’è l’assessore Toni Sala) e le cose non sono andate affatto migliorando. Semmai l’opposto, visto che nell’ottobre 2020 il cimitero dei Rotoli è finito al centro di un’inchiesta che ha visto l’ex direttore del camposanto, Cosimo De Roberto, agli arresti domiciliari per corruzione e concussione. Secondo l’accusa, volavano mazzette da 800 euro per far tumulare le salme. Una situazione mai risolta dice una fonte -. Nelle cappelle gentilizie ci sono defunti che non hanno legami con i proprietari delle strutture. Nel settembre 2021 la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 10 persone, tra dipendenti comunali e impresari funebri, e le rogne sono pure dei giorni scorsi quando la procura ha chiesto il processo per due dirigenti medici dell’Asp accusati di avere falsificato i verbali di estumulazione di alcune salme.

Come se non fosse già abbastanza, da due anni il forno crematorio è fuori servizio e la cremazione avviene fuori Regione. Per non farsi mancare nulla, nel tempo si sono succedute le denunce dei familiari per le bare bagnate dalla pioggia e per i liquidi dei morti che creavano un ambiente malsano e inumano. L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, il 2 novembre scorso ha tuonato contro «l’incuria umana e l’ignominia di chi vuole lucrare anche sul momento più decisivo e dirompente del mistero della vita che è la morte» e anche oggi si registrano diverse reazioni alla notizia. «Orlando sarà ricordato come il sindaco delle 900 bare», dice il capogruppo della Lega di Palermo, Igor Gelarda, il primo a presentare un esposto in procura già nel luglio 2019, quando le bare erano 500. E da allora si è intestato la battaglia, organizzando pure una manifestazione davanti al cimitero. A ottobre Matteo Salvini, in visita a Palermo, aveva promesso di portare la questione del cimitero dei Rotoli sul tavolo del governo e «ora ricorda Gelarda è stato approvato un emendamento della Lega in finanziaria che prevede 2 milioni di euro per l’acquisto e l’installazione di loculi prefabbricati». Il caso cimitero, oltre a una nuova inchiesta che vede Orlando indagato per falso in bilancio con 23 fra ex assessori e dipendenti comunali, ha siglato la morte di Orlando politico, che a maggio terminerà il suo ultimo mandato. Contro di lui anche Davide Faraone (Iv) che, parlando di una «situazione disumana e incivile» suggerisce un intervento dell’Esercito per risolvere il problema. «Per incapacità e inerzia ha detto Orlando è politicamente colpevole».