Solo il necroforo Marco Putzu ha deciso di rispondere alle domande del gip Giampaolo Casula, mentre altri due colleghi hanno rilasciato dichiarazioni spontanee e altri sette si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. Si è chiusa così la prima giornata di interrogatori deiventi necrofori finiti ai domiciliari nell’ambito dell’operazione ‘Caronte’.
Sono accusati di aver incassato mazzette in cinque ospedali cagliaritani per essere segnalate alle agenzie funebri le salme decedute. Altri dieci saranno sentiti domani. L’unico a rispondere alle domande è stato dunque Putzu, difeso dall’avvocato Marco Fausto Piras, sentito per circa un’ora. I 20 necrofori arrestati su ordine di custodia cautelare del gip Casula, chiesto dal pm Giangiacomo Pilia, sono dipendenti degli ospedali Brotzu, Santissima Trinità, San Giovanni di Dio, Marino e Businco. Sono accusati a vario titolo di induzione indebita continuata in concorso, peculato, truffa aggravata, falso in atto pubblico.
Complessivamente nel registro degli indagati sono stati iscritti i nomi di 168 persone, compresi gli arrestati. Fra loro anche titolari e dipendenti delle agenzie funebri che avrebbero pagato dai 20 ai 200 euro per assicurarsi la gestione del funerale del defunto.
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