Sandro Da Re lascia moglie e figli all’età di 92 anni, abita a Bergamo dove si celebreranno i funerali sabato alle 10 al Tempio Votivo. Figlio del fotografo Umberto, è nato a Bergamo nel 1923. Ha cominciato a lavorare a 15 anni. Sue sono le foto più belle della Dalmine: «La Dalmine è stata, per me, una base di lancio» ricordò una volta. «Il lavoro era molto vario. Una parte si svolgeva nei tre stabilimenti. Dagli anni ’60 in avanti andavo a fotografare anche dove i prodotti venivano collocati: metanodotti, acquedotti, elettrodotti, ponteggi autostradali?». Un ricordo speciale è quello dell’acquedotto sottomarino a Venezia: «Lo saldavano in superficie, poi lo annegavano in acqua. Io facevo una serie di foto mostrando la saldatura di quindici tubi non in linea retta, ma a formare una curva tutt’intorno alla città. Un impianto di barconi che era una cosa impressionante». Ricordò anche il giorno in cui Dalmine fu bombardata, il 6 luglio 1944: «Quella mattina mi hanno chiamato subito. Ho documentato il disastro. Lo stabilimento si era fermato. Andavo a cercare le inquadrature che facevano vedere l’importanza, la gravità del bombardamento. Non c’era ancora andato nessuno, mi accompagnavano due addetti alla sorveglianza; bisognava stare attenti. si vedevano crollare intere strutture. Gli scoppi delle bombe, nella prima fase distruggevano. Poi c’era l’effetto risucchio: grappoli enormi di tubi finivano sin sopra i tetti dei capannoni. Una cosa spaventosa».
Il bergamasco fu però celebre anche per un servizio su Maria Montessori. Il ritratto che fece proprio Sandro Da Re del 1949 fu usato poi per l’immagine di Montessori incisa sulle banconote da mille lire.
L’espressione di Maria Montessori appare dolce, intensa, attenta. Uno sguardo sereno che conserva del mistero. Da Re raccontò a L’Eco di Bergamo il momento in cui scattò quella fotografia: «Era il 22 settembre 1949, un giovedì. Qualche giorno prima venni chiamato per telefono da Myriam Agliardi che aveva un asilo a Sombreno, una Casa dei bambini; mi disse di tenermi pronto perché aspettava la visita di Maria Montessori. E quel giovedì mi presentai. Era nuvoloso, la luce era uniforme e fu un bene perché tolse le ombre troppo nette e permise comunque scatti nitidi». Ricordava ancora Da Re nell’intervista al nostro giornale: «Feci sistemare il gruppo di persone attorno alla Montessori, alle spalle c’era il tempietto, punto focale del parco Agliardi. Maria Montessori era vestita all’antica, con un cammeo trattenuto da un nastrino nero al collo e uno scialle secondo la moda di mezzo secolo prima». Maria Montessori era in quel tempo al massimo della sua notorietà internazionale, sarebbe morta meno di tre anni dopo, nel 1952. Continuava il racconto di Da Re: «Sentivo la reverenza e l’eccitazione che l’ospite suscitava, la grande ammirazione».